20NOV14
LE STORIE DI STRADA
Sogno di una notte di quasi mezz'autunno
Il 17 ottobre è la Giornata Internazionale contro la povertà e a Milano, da 15 anni, si sottolinea la ricorrenza con un gesto simbolico molto forte: dormire all’aperto con il sacco a pelo, per sperimentare ciò che i senza dimora vivono ogni notte. E così sabato 18 ottobre si è tenuta la Notte dei senza dimora, organizzata dalla nostra Associazione insieme alle altre realtà che a Milano seguono gli emarginati.
Riportiamo una testimonianza di prima mano di uno dei nostri volontari, che bene spiega il significato di questo gesto e di cosa lascia nelle persone che lo hanno vissuto.
Ho preso la decisione che la notte del 18 ottobre 2014 l’avrei trascorsa a Milano in piazza Santo Stefano, con i senza dimora, come un senza dimora, munito soltanto di sacco a pelo e buona volontà, insieme a mia moglie, per rappresentare l’Associazione di cui da anni sono volontario: Ronda della Carità e della Solidarietà Onlus.
Mi sono chiesto quale fosse lo scopo del mio gesto e ho pensato che si trattasse di un potenziale messaggio indirizzato a tre destinatari diversi:
- I senza dimora (messaggio di solidarietà)
- I cittadini e l’amministrazione pubblica (messaggio sociale)
- Me stesso (messaggio educativo).
Alle 20.00 circa la serata è cominciata. Ho stretto mani, ho parlato, ho ascoltato, ho sorriso e ho servito torte e succo di arance della Sicilia. Al nostro camper si sono presentati parecchi utenti che incontriamo durante le uscite serali della settimana.
A breve ho notato che molti di loro salutavano dicendo che se ne andavano a dormire e si allontanavano dalla piazza. “Ma come” dico a mia moglie “noi veniamo qui per dormire con loro, e loro se ne vanno!”
“Loro non devono dimostrare nulla” mi risponde (mi frega sempre).
Alle 23.30 in piazza regna sovrana ancora la musica e qualche amico mi chiede “Veramente vuoi dormire qui stanotte?” “Certo, ma non da solo, con la moglie” rispondo io.
Qualcuno sostiene che non ci sarà molta gente che si ferma per la notte e solleva il dubbio dell’inutilità del gesto. Lo devo alla mia cocciutaggine, all’importanza che do agli impegni presi, alla curiosità, al senso di sfida.
A mezzanotte, in pochi minuti, la musica si interrompe. Mi guardo intorno e se ne sono andati quasi tutti.
Guardo Nadia. “Che facciamo?” (lei ha sempre più senso pratico di me!)
“Andiamo dove ci sono gli altri,” mi risponde “vicino alla chiesa” ed intanto si allontana con lo zaino in spalla.
Mi guardo intorno e rifletto sul fatto che è bastata una manciata di minuti per cambiare lo scenario della piazza.
Le persone rimaste non superano la trentina e sono divise in gruppetti. Sopra tutto impera il rumore del gruppo elettrogeno che alimenta i fari che danno luce alla piazza; c’era anche prima, ma non l’avevo notato, coperto com’era dal chiasso della gente.
Seguo Nadia e molto umilmente prepariamo i giacigli sul sagrato della chiesa, a ridosso del muro. Molti ci imitano. Poche voci, molto silenzio.
Cercando di non farmi notare, alzo un poco la testa e con la coda dell’occhio mi guardo intorno cercando di capire se sto facendo la cose a modo…Sai, d’altronde non faccio questa vita e non sono abituato a prepararmi il letto in strada…Mi viene da sorridere quando colgo due persone che stanno facendo come me: spiano! E stanno guardando proprio me!
Finalmente il rumore del generatore cessa. Ahh che pace, che silenzio. Insieme a lui, però, se ne va anche la luce e restano accesi solo pochi lampioni della canonica. Dopo pochi minuti rimpiango il generatore: rivoglio la luce!
Vedo arrivare un uomo senza dimora, uno vero, lo conosco (allora non sono andati tutti via!). Sta cercando una sistemazione con il suo sacco a pelo. Parla con il mio vicino di branda e gli chiede se gentilmente lo può aiutare a pulire l’area che ha scelto dai mozziconi di sigaretta; a lui fanno schifo.
“Cosaaa?” penso, ma non lo dico. Comunque il mio vicino si presta e comincia la sua opera di nettezza urbana. L’uomo senza dimora lo ferma e gli dice “No, aspetta, è inutile. Qui ci sono troppi scarafaggi” e così facendo comincia a picchiare per terra con il piede come per schiacciarli.
Di colpo 7-8 teste si levano dai sacchi a pelo (c’è anche la mia). “Eh no, gli scarafaggi no, non li sopporto” sento una donna che parla ad alta voce. Io guardo Nadia che mi sorride. Perlustriamo la nostra zona ma tutto sembra in ordine. “Cerchiamo di dormire, prima che salti fuori qualcos’altro” le dico; e così facendo entro nel mio sacco a pelo.
La notte passa, non è fredda, né umida: trascorre tranquilla.
Certo, sono costretto a cambiare posizione più volte perché il fondo è duro e le ossa si lamentano.
La notte a casa mia, una costruzione in un tranquillo paese della provincia di Lodi, trascorre sempre silenziosa. In piazza Santo Stefano i rumori si susseguono. Auto che arrivano in piazza (ma chi sono?), persone che parlano e ridono ad alta voce, cani che abbaiano, spazzini armati di ramazza con al seguito motospazzatrici.
Alle 6.00 comincia la marcia dei tram e degli autobus che transitano su via Larga. Milano sembra essere entrata nel pieno della giornata, eppure sono soltanto le 6.00!
Alle 7.00 non ce la faccio più. Mi alzo e Nadia mi segue. La nottata si è conclusa ed inizia un nuovo giorno.
Ho dormito una notte intera all’aperto in piazza Santo Stefano a Milano. Ho raggiunto il mio scopo? Non lo so ma una cosa è certa: posso dire che io quella notte c’ero!
Luca